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Le gite del Rattin
Num. 1 2 3
 

1)  Monte Alfeo e Monte Antola

Sono entrambi visibili da Canale, il Monte Alfeo, piu' facile da riconoscere verso Nord ed il Monte Antola un po piu' nascosto in direzione Nord Ovest, in pochi minuti di automobile possiamo raggiungere la partenza dei numerosi sentieri tracciati su queste splendide montagne. Sorge quindi naturale la voglia di raggiungere le loro vette, scegliendo tra i diversi itinerari, che ci permettono ogni volta di salire osservando panorami diversi. Ma il modo migliore per avere di fronte ogni volta qualcosa di unico, ci viene offerto dalle satgioni, e l'inverno, soprattutto quando ci regala neve a sufficienza, ci offre un paesaggio imbiancato tutto da scoprire e da vivere. La presenza della neve, ci permette anche di muoverci nell'ambiente utilizzando dei mezzi che possono facilitare i nostri spostamenti, ed anche renderli un po piu' divertenti, come gli sci o le racchette da neve.

 

Monte Alfeo (31 Dicembre 2004) 

Avendo notizie delle nevicate cadute in Val Trebbia nei giorni precedenti, decido di compiere un agita scialpinistica sul Monte Alfeo, sperando di non avere problemi, ed essere di ritorno in tempo per il veglione di Capodanno, programmato a casa della famiglia del canalino doc E.B.. Ne' approfittero' anche per fare un po di spesa alimentare da Carlo a Montebruno, e portare alla festa qualche sapore della Valle. Decido di salire partendo da Bertone, cosi' percorro in macchina la strada che sale da Gorreto, con un po di fatica a causa della neve che ancora la ricopre. Il tempo e' soleggiato, ma dalla scia bianca che sfuma dalla vetta mi accorgo che in alto soffia un vento piuttosto forte. Posteggiata l'auto e scaricata l'attrezzatura, attacco le "pelli di foca" sotto gli sci, grazie al generoso innevamento posso calzarli gia' davanti alla chiesa, ed imboccare la mulattira che esce dalla parte alta del paese lasciandomi dietro la classica scia. La mulattiera e' piuttosto ripida e limitata ai suoi lati da muretti a secco, ma sbirciando al di la' intravvedo la possibilita' di sciare fino al paese passando dai prati alla mia destra. Dopo la svolta a sinistra la marcia si complica a causa dei rami che carichi di neve si piegano ostruendo il sentiero, costringendomi a muovermi goffamente per liberarmi la via e disincastrarmi dai rami ai quali rimango di volta in volta impigliato. Finalmente raggiunta e superata la radura che si incontra a circa meta' percorso, entro nella bella faggeta che circonda i pascoli sommitali, qui con il fiatone, sono costretto a rispondere al telefono, mia moglie mi informa che la piccola E.B, figlia di E.B. ha la febbre, veglione annullato. Mi rilasso, mangio un po di focaccia, bevo e riprendo la marcia. A causa del forte vento da Nord, decido di non salire per la lunga ma bellissima cresta Nord Ovest, ma devio sul sentiero di destra che mi porta in pochi minuti fuori dal bosco e da qui potro' raggiungere la vetta per la via piu' breve. Al limite tra il bosco e i pascoli la neve e' stata accumulata dal vento e faccio piu' fatica a battere la traccia, appena esco allo scoperto comincio a sentire il vento, mi chiudo la testa nel cappuccio della giacca, indosso la maschera da sci e mi innalzo verso la cresta, qui il vento e' davvero forte. Anche se sono solo sull'appennino a 1500m sul livello del mare, forse per la solitudine, l'isolamento del luogo e l'ampio panorama intorno a me, ho la sensazione di trovarmi in luoghi ben piu' lontani. Lottando contro il vento, raggiungo la cima facendo scivolare gli sci su di un sottile strato di neve. La Madonna e' rivestita di ghiaccio, il panorama e' mozzafiato, spazia su quasi tutto l'arco alpino, ed ovviamente il mio sguardo punta su Canale...... Con le spalle al vento preparo gli sci per la discesa, stringo gli scarponi e comincio a sciare. Scendero' lungo lo stesso itnerario di salita. La neve non 'e certo "farina" , le prime curve sono abbastanza facili, la crosta regge bene, ma bastano pochi metri e questa comincia a rompersi. Provo a curvare e mi ritrovo seduto sulla neve. Raggiungo la faggeta velocemente, sono al riparo dal vento e la neve migliora. Nei prati si puo' scendere seguendo il proprio instinto, ma in questa parte di bosco, fitto e ripido, non ci sono alternative, bisogna sciare lungo il sentiero di salita, stretto e sconnesso non permette di fare lo spazzaneve e di serpentine nemmeno parlarne. Decido allora di fare un tentativo di discesa a "raspa", ma non riesco a rallentarmi come vorrei, probabilmente i miei bastoncini non sono lunghi a sufficienza, o forse e' meglio che approfondisca un po la mia conoscenza di questa tecnica. Non ho alternative, scivolero' dritto lungo il sentiero, facendo di tanto in tanto delle virate verso monte per fermarmi, non e' proprio divertente ma funziona. Durante una di queste virate mi fermo con gli sci conficcati sotto uno spesso crostone, il manto nevoso a monte si rompe in superficie e lentamente mi scivola addosso, rimango bloccato fino alla vita, penso ai prati sopra di me e sento il sangue gelarsi.....ma tutto si ferma e riesco a liberarmi dalla morsa delle neve. Finalmente la faggeta mi lascia un po di spazio per effettuare qualche curva e divertirmi un po, qualche curva me la concede anche la piccola radura. Da qui in poi si torna a soffrire fino ai prati sopra Bertone, dove tra una terrazza e l'altra, scio fino ad un terreno recintato, da dove rientro nella mulattiera e carico gli sci sullo zaino, ma ormai sono a poche decine di metri dall'abitato. Tornando a genova mi fermo qualche minuto a Canale, rimpiango i veglioni passati qui con gli amici, e le scivolate in slitta durante la notte......

 

Note: Monte Alfeo 1650m

Dislivello 600m

Localita' di partenza: Bertone

Tempo di salita: 1.5-2 ore

 

 

Monte Antola (25 Febbraio 2005)

La neve ha imbiancato nuovamente la Val Trebbia e non voglio perdere l'occasione di farle visita. Parto in macchina e raggiungo Bavastrelli, saliro' sul Monte Antola innevato, camminado con le racchette da neve, sono sicuramente piu' veloci e versatili su questi itinerari appenninici. Essendo il Monte Antola una meta molto frequentata, forse incontrero' qualcuno, o la traccia sara' gia' battuta. Posteggiata l'auto capisco che saliro' tutto solo anche oggi, il sentiero pero' e' gia' stato percorso da un paio di sciatori, ma la nevicata di ieri ha in parte cancellato il loro lavoro, che comunque almeno nella prima parte mi facilitera' la camminata. Percorro questo itinerario per la prima volta, ma il sentiero e' ampio e sempre ben visibile, il tempo buono, anche se qualche nuvola in arrivo ogni tanto oscura il sole per qualche minuto. Lentamente comincio la mia salita, quando avro' preso un po di ritmo aumentero' un po l'andatura. Lungo la mulattiera si incontrano alcune piccole "cappelle", le quali ci danno lo spunto per una sosta ristoratrice, che non mi faccio scappare fin dalla prima. La salita prosegue costante in direzione Nord Ovest, per poi dirigersi verso sud attraversando il torrente, che e' sempre stato sulla nostra sinistra, raggiunta la cresta, la seguo verso Nord in direzione del vecchio rifugio, attualmente chiuso. Passati i casolari abbandonati si sale sulla spoglia vetta. Qui il vento ha portato via la neve e l'erba affiora. Sono sulla cima, non mi fermo molto, ho fame, mangero' riparato nella cappella sotto la vetta, le nuvole hanno ormai preso possesso del cielo. Rifocillato comincio a scendere, certo gli sci sono piu' veloci, ma con le racchette non si ha il problema di curvare per controllare la velocita'. Cammino lungo il sentiero di salita, ma ogni volta possibile scendo nel bosco per la massima pendenza. In un'ora circa raggiungo Bavastrelli e torno in citta'.

 

Note: Monte Antola 1600m

Dislivello 600m

Localita' di partenza: Bavastrelli

Tempo di salita: 2 - 2.5 ore

 

 

Monte Antola (27 Febbraio 2004)

La festa di compleanno di mia figlia mi da l'occasione per tornare all'assalto. Ordiniamo la torta da Carlo a Montebruno, ho la scusa buona per partire di buon mattino e imboccare la SS45, in un istante la torta e' gia' caricata. Salgo da Montebruno a Caprile, andro' sull'Antola un'altra volta. Appena raggiungo il posteggio davanti all'albergo ristorante, mi accorgo che non sono solo. Oggi e' una bella domenica, e decine di persone hanno le mie stesse intenzioni, chi con gli sci, chi con le racchette, ci saranno diversi gruppi sparsi lungo la via. Parto velocemente, non posso dimenticarmi di avere la torta di compleanno di mia figlia nel bagagliaio della macchina. Cerco di tenere un passo abbastanza veloce, supero diverse comitive. Il tempo e' ottimo il cielo chiaro, tutto perfetto. Oggi non mi sento solo, non mi immagino nemmeno di incontrare dei lupi e spaventarmi, come mi capita a volte trovandomi solo nei boschi della Val Trebbia. Pare che ci siano veramente, cosi' almeno si legge sui giornali, ma non ho mai avuto il piacere di incontrarne. La salita e' speldida, per un attimo penso che sia stato un errore utilizzare le racchette invece degli sci, forse la discesa poteva regalarmi qualche emozione in piu'. Non so quale sia il percorso estivo segnato, mi ritrovo pero' a salire seguendo delle tracce che tagliano verso Est, puntando verso la vetta. La via sembra piu' veloce, anche se piu' ripida, attraversa infatti dei prati molto pendenti, con delle tracce di sci che tagliano il pendio a zig-zag, ma grazie alle racchette riesco a salire dritto per la massiam pendenza. In discesa quasta sara' la parte piu' divertente. Raggiunto il culmine della cresta vedo la vetta ormai vicina, aumento l'andatura ed eccomi accanto alla croce nuovamente. Come ho fatto venerdi, scendo alla cappella e mangio qualcosa. Mi fermo solo qualche minuto, poi mi lancio a capofitto verso Caprile. La discesa mi da la gioia di compiere delle belle scivolate. Anche con le racchette, dove le pendenze e la qualita' della neve lo permettono, ci si puo' divertire come con gli sci. La neve non e' leggerissima ovviamente, ma "fresca" a sufficienza per dare delle belle sensazioni, forse con gli sci la si giudicherebbe un po' pesante. Durante la discesa il tempo cambia, comincia a scendere una leggerissima nevicata. Credo di essere il primo a lasciare Caprile, ma e' meglio che la torta riposi in un posto piu' adeguato prima di essera mangiata, basta un po di sole per riscaldare un bagagliaio e scioglere tutto.

 

Note: Monte Antola 1600m

Dislivello 600m

Localita' di partenza: Caprile 

Tempo di salita: 2 ore

  

 

 2) Montarlone

Monte Montarlone (29 gennaio 2005)
Anche questo fine d’anno ci regala una bella nevicata. Proprio quello che mi ci voleva, dopo un anno passato a lavorare nei piatti ed infuocati deserti della penisola araba.
Ovviamente decido di non indugiare troppo, e dopo aver passato la mattina del 28 gennaio ad osservare la poca neve caduta anche a Genova dalla finestra di casa, la mattina successiva carico la macchina del necessario e parto per la Val Trebbia.
Ancora non ho deciso la mia meta, la deciderò strada facendo, quando potrò osservare da vicino il meteo, la quantità e qualità di neve caduta.
Giunto a Montebruno, decido di salire al Montarlone con le racchette da neve, ho con me anche gli sci, ma posso aspettare qualche giorno per una sciata al Monte Alfeo, il tempo sembra buono, anche se c’è qualche nuvola che ritarda un po’ il chiarore dell’alba.
Così a Loco devio in direzione Fontanigorda e da qui arrivo a Casanova, dove posteggio in prossimità della chiesa.
Salirò per il bel sentiero che parte da qui, o meglio dalla Casa della Caccia.
Il percorso è contrassegnato da un quadrato giallo, che non è sempre visibile a causa della neve. Comunque il sentiero è sempre ben individuabile, e diverse volte mi sono già lanciato su questo sentiero in discesa con la mountain bike, credo che non mi perderò.
A Casanova la neve non è abbondantissima, ma quando imbocco la mulattiera alla Casa della Caccia, già decido di calzare le racchette.
Come al solito nessuno è ancora passato di qui, dovrò battermi la traccia per tutta la salita…..
Il sentiero non è impegnativo, mai veramente ripido, gli unici tratti non confortevoli sono quelli dove la traccia è stretta e incassata a causa del lavoro dell’acqua.
Nella prima parte del percorso incontro la traccia di un cavallino al “pascolo”, che fortunatamente ha deciso di camminare un po’ seguendo il mio stesso sentiero. Non avrò la fortuna di incontrarlo, riesco soltanto a intravederlo in lontananza.
Molte volte sono costretto ad attraversare piccoli ruscelli, che provocano l’inconveniente di bagnare il fondo delle mie racchette, con la conseguente formazione dello zoccolo di ghiaccio che le rende estremamente pesanti. Così di volta in volta mi fermo e scrollo via tutto ciò che pende sotto i miei piedi, camminando subito più agevolmente.
Dopo circa due ore raggiungo la strada sterrata che sale da Crescione, il sentiero la attraversa per entrare nelle belle faggete.
Ritrovo subito il sentiero al di là della strada, ma forse per un attimo di distrazione, dopo qualche centinaio di metri, mi accorgo di non essere più sul sentiero segnato che avevo seguito fino a quel punto.
Per non perdere il dislivello guadagnato, invece che tornare indietro, per rimettermi sulla giusta via, decido di tirare dritto verso la vetta, andando un po’ a “naso”, da dove mi trovo, continuando a salire verso Nord, dovrei raggiungere la mia meta senza problemi.
Infatti dopo pochi minuti di “zig zag” tra i faggi raggiungo i bei prati che si trovano subito sotto la vetta.
La loro vista è magnifica, la fatica è ben ripagata, attraversare questo biancore ancora intaccato e raggiungere la vetta in perfetta solitudine è sicuramente emozionante e indimenticabile…
Qualcuno veramente è già stato quassù, incrocio infatti un’altra traccia, un cinghiale, un capriolo, o chissà quale creatura mi ha preceduto in questo biancore.
Mi fermo pochi minuti vicino alla croce, osservando il panorama, uno strano riflesso rosso attira la mia attenzione, è il mare, dalla parte opposta le Alpi.
Mi rimetto in cammino e seguendo le mie impronte torno a Casanova.


Note: 
Monte Montarlone 1500m 
Dislivello 610m
Localita’ di partenza: Casanova
Tempo di salita: 2.5 ore

 

3) Tre volte all’Alfeo…

Il 2006 è stato un buon inverno, la Val Trebbia è stata imbiancata a lungo e abbondantemene, tanto che la mia lotta con il Monte Alfeo si è potuta combattere e portare a termine.

Mi sono serviti tre tentativi per salire e scendere con gli sci dal Monte Alfeo seguendo il suo versante Est, l’ultimo dei quali compiuto il 26 Marzo.

Il versante Est del Monte Alfeo è attaccabile da Campi, percorrendo l’antica mulattiera o la strada sterrata che conducono a Pra di Co. Da questo bellissimo pascolo comincia ad elevarsi la cresta che si unisce direttamente alla vetta. La cresta, sempre molto ampia, è facilmente percorribile tranne l’ultimo tratto, il quale si impenna fortemente. Anche il sentiero, che conduce alla vetta da questo versante, non la raggiunge direttamente, ma attraversa in direzione Ovest fino e prosegue verso la cima per la cresta Sud.

La salita da Campi ha l’indubbio vantaggio di essere più facilmente agibile con gli sci. La copertura boschiva non è mai troppo fitta ed intervallata da belle radure. Anche l’ampia sterrata che raggiunge Pra di Co agevola la gita, sia se ben innevata, in quanto facilmente percorribile in sci, sia con scarso innevamento, in quanto utilizzando l’auto fino a dove possibile si riduce il dislivello.

La pendenza della parte alta e l’intera sciabilità della via mi hanno convinto a partire per “una” bella gita  in valle.

Non  ricordo le date dei primi due tentativi, avendo mancato la meta non ho lasciato nessun segno su agende o calendari, comunque si sono svolte tra dicembre 2005 e gennaio 2006. Ho invece lasciato una banale scritta “Monte Alfeo” sull’agenda, Domenica 26 Marzo 2006, quando scivolando su una bellissima neve primaverile scendevo con gli sci dal suo versante Est.

La mia avventura inizia con una giornata di brutto tempo. Raggiunto Campi e posteggiata l’auto all’inizio della strada sterrata, calzo subito gli sci e seguendo la mulattiera raggiungo Pra di Co, la nebbia ed il nevischio non si attenuano, ma continuo a salire, fino a quando il nevischio si trasforma in pioggia. Sotto la pioggia continuo a pedalare se sono in bicicletta o non smetto di correre se ho voglia di farmi una bella corsa, ma sciare bagnato proprio non mi piace.

Decisi così di terminare la salita, tolsi le “pelli” e scesi verso Campi.

Non lasciai passare tanto tempo,credo un paio di settimane, forse anche meno, per ritentare la sorte. Sapevo che l’innevamento era ancora buono. Ripartii così per l’ennesima “scialpinistica” solitaria in Val Trebbia. Lo spessore del manto nevoso era leggermente aumentato, ma le condizioni atmosferiche sempre pessime.

Questa volta sono la nebbia ed il vento, gelido e molto forte, i miei avversari, , ma non mi preoccupano e parto per la salita.

Raggiungo, credo, lo stesso posto dove mi ero fermato al primo tentativo, il faggio sotto il quale avevo fatto il dietro-front sembra lo stesso.  Mi fermo per qualche minuto e decido di andare avanti, anche se la  neve indurita dal vento e la pendenza mi obbligano a montare i “coltelli” per proseguire con più sicurezza.

Salendo però noto che il vento ha creato un vero e proprio strato di ghiaccio, duro da scalfire e data la pendenza, salire con gli sci ai piedi è molto difficile. Sarebbe bello potergli togliere e calzare i ramponi, continuando così a salire per la massima pendenza della cresta, ma purtroppo, preparando lo zaino li ho lasciati a casa!

Decido allora di fermare la mia salita, una scivolata qui non mi attira proprio. Potrei traversare per raggiungere la facile cresta sud, ma non mi fido ad affrontare un simile “taglio di pendio”.

Ancora una volta, tolti i coltelli a le pelli scio fino alla macchina, triste per aver mancato la meta.

 26 Marzo 2006 

A primavera ormai iniziata decido per un ultimo tentativo, prima che la neve svanisca del tutto.

Il 26 marzo, non sicuro delle condizioni della neve, decido di caricare gli sci e ripartire per Campi.

A prima vista l’innevamento sembra molto scarso almeno sui versanti sud, ma la mia via no, sopra Pra di Co è innevata con continuità.

Anche le condizioni atmosferiche sono ottime, la meta non può sfuggirmi.

Calzo gli sci nella parte terminale dei pascoli di Pra di Co, da qui salgo con le pelli fino alla cresta Sud, ho infatti deciso di salire seguendo il sentiero classico, questa volta voglio essere sicuro di godermi la discesa. Raggiungo così la vetta con gli sci sulle spalle,essendo il versante sud ormai spoglio dalla neve.

Dopo un breve ristoro, in pochi minuti sono pronto ad affrontare il ripido pendio Est.

Scio su un perfetto “firn” e mi diverto un sacco, fin dove la neve lascia spazio all’erba ed ai bucaneve. Da qui cammino fino alla macchina un po' impacciato nei miei scarponi di plastica.

  

 

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