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Rubriche |
Le
gite nella Valle
di
Luca R.
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Le gite
del Rattin |
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1)
Monte
Alfeo e Monte Antola |
Sono
entrambi visibili da Canale, il Monte Alfeo, piu' facile
da riconoscere verso Nord ed il Monte Antola un po piu'
nascosto in direzione Nord Ovest, in pochi minuti di
automobile possiamo raggiungere la partenza dei numerosi
sentieri tracciati su queste splendide montagne. Sorge
quindi naturale la voglia di raggiungere le loro vette,
scegliendo tra i diversi itinerari, che ci permettono
ogni volta di salire osservando panorami diversi. Ma il
modo migliore per avere di fronte ogni volta qualcosa di
unico, ci viene offerto dalle satgioni, e l'inverno,
soprattutto quando ci regala neve a sufficienza, ci
offre un paesaggio imbiancato tutto da scoprire e da
vivere. La presenza della neve, ci permette anche di
muoverci nell'ambiente utilizzando dei mezzi che possono
facilitare i nostri spostamenti, ed anche renderli un po
piu' divertenti, come gli sci o le racchette da neve.
Monte
Alfeo
(31
Dicembre 2004)
Avendo
notizie delle nevicate cadute in Val Trebbia nei giorni
precedenti, decido di compiere un agita scialpinistica
sul Monte Alfeo, sperando di non avere problemi, ed
essere di ritorno in tempo per il veglione di Capodanno,
programmato a casa della famiglia del canalino doc E.B..
Ne' approfittero' anche per fare un po di spesa
alimentare da Carlo a Montebruno, e portare alla festa
qualche sapore della Valle. Decido di salire partendo da
Bertone, cosi' percorro in macchina la strada che sale
da Gorreto, con un po di fatica a causa della neve che
ancora la ricopre. Il tempo e' soleggiato, ma dalla scia
bianca che sfuma dalla vetta mi accorgo che in alto
soffia un vento piuttosto forte. Posteggiata l'auto e
scaricata l'attrezzatura, attacco le "pelli di
foca" sotto gli sci, grazie al generoso innevamento
posso calzarli gia' davanti alla chiesa, ed imboccare la
mulattira che esce dalla parte alta del paese
lasciandomi dietro la classica scia. La mulattiera e'
piuttosto ripida e limitata ai suoi lati da muretti a
secco, ma sbirciando al di la' intravvedo la
possibilita' di sciare fino al paese passando dai prati
alla mia destra. Dopo la svolta a sinistra la marcia si
complica a causa dei rami che carichi di neve si piegano
ostruendo il sentiero, costringendomi a muovermi
goffamente per liberarmi la via e disincastrarmi dai
rami ai quali rimango di volta in volta impigliato.
Finalmente raggiunta e superata la radura che si
incontra a circa meta' percorso, entro nella bella
faggeta che circonda i pascoli sommitali, qui con il
fiatone, sono costretto a rispondere al telefono, mia
moglie mi informa che la piccola E.B, figlia di E.B. ha
la febbre, veglione annullato. Mi rilasso, mangio un po
di focaccia, bevo e riprendo la marcia. A causa del
forte vento da Nord, decido di non salire per la lunga
ma bellissima cresta Nord Ovest, ma devio sul sentiero
di destra che mi porta in pochi minuti fuori dal bosco e
da qui potro' raggiungere la vetta per la via piu'
breve. Al limite tra il bosco e i pascoli la neve e'
stata accumulata dal vento e faccio piu' fatica a
battere la traccia, appena esco allo scoperto comincio a
sentire il vento, mi chiudo la testa nel cappuccio della
giacca, indosso la maschera da sci e mi innalzo verso la
cresta, qui il vento e' davvero forte. Anche se sono
solo sull'appennino a 1500m sul livello del mare, forse
per la solitudine, l'isolamento del luogo e l'ampio
panorama intorno a me, ho la sensazione di trovarmi in
luoghi ben piu' lontani. Lottando contro il vento,
raggiungo la cima facendo scivolare gli sci su di un
sottile strato di neve. La Madonna e' rivestita di
ghiaccio, il panorama e' mozzafiato, spazia su quasi
tutto l'arco alpino, ed ovviamente il mio sguardo punta
su Canale...... Con le spalle al vento preparo gli sci
per la discesa, stringo gli scarponi e comincio a
sciare. Scendero' lungo lo stesso itnerario di salita.
La neve non 'e certo "farina" , le prime curve
sono abbastanza facili, la crosta regge bene, ma bastano
pochi metri e questa comincia a rompersi. Provo a
curvare e mi ritrovo
seduto sulla neve. Raggiungo la faggeta velocemente,
sono al riparo dal vento e la neve migliora. Nei prati
si puo' scendere seguendo il proprio instinto, ma in
questa parte di bosco, fitto e ripido, non ci sono
alternative, bisogna sciare lungo il sentiero di salita,
stretto e sconnesso non permette di fare lo spazzaneve e
di serpentine nemmeno parlarne. Decido allora di fare un
tentativo di discesa a "raspa", ma non riesco
a rallentarmi come vorrei, probabilmente i miei
bastoncini non sono lunghi a sufficienza, o forse e'
meglio che approfondisca un po la mia conoscenza di
questa tecnica. Non ho alternative, scivolero' dritto
lungo il sentiero, facendo di tanto in tanto delle
virate verso monte per fermarmi, non e' proprio
divertente ma funziona. Durante una di queste virate mi
fermo con gli sci conficcati sotto uno spesso crostone,
il manto nevoso a monte si rompe in superficie e
lentamente mi scivola addosso, rimango bloccato fino
alla vita, penso ai prati sopra di me e sento il sangue
gelarsi.....ma tutto si ferma e riesco a liberarmi dalla
morsa delle neve. Finalmente la faggeta mi lascia un po
di spazio per effettuare qualche curva e divertirmi un
po, qualche curva me la concede anche la piccola radura.
Da qui in poi si torna a soffrire fino ai prati sopra
Bertone, dove tra una terrazza e l'altra, scio fino ad
un terreno recintato, da dove rientro nella mulattiera e
carico gli sci sullo zaino, ma ormai sono a poche decine
di metri dall'abitato. Tornando a genova mi fermo
qualche minuto a Canale, rimpiango i veglioni passati
qui con gli amici, e le scivolate in slitta durante la
notte......
Note:
Monte Alfeo 1650m
Dislivello
600m
Localita'
di partenza: Bertone
Tempo
di salita: 1.5-2 ore
Monte
Antola
(25
Febbraio 2005)
La
neve ha imbiancato nuovamente la Val Trebbia e non
voglio perdere l'occasione di farle visita. Parto in
macchina e raggiungo Bavastrelli, saliro' sul Monte
Antola innevato, camminado con le racchette da neve,
sono sicuramente piu' veloci e versatili su questi
itinerari appenninici. Essendo il Monte Antola una meta
molto frequentata, forse incontrero' qualcuno, o la
traccia sara' gia' battuta. Posteggiata l'auto capisco
che saliro' tutto solo anche oggi, il sentiero pero' e'
gia' stato percorso da un paio di sciatori, ma la
nevicata di ieri ha in parte cancellato il loro lavoro,
che comunque almeno nella prima parte mi facilitera' la
camminata. Percorro questo itinerario per la prima
volta, ma il sentiero e' ampio e sempre ben visibile, il
tempo buono, anche se qualche nuvola in arrivo ogni
tanto oscura il sole per qualche minuto. Lentamente
comincio la mia salita, quando avro' preso un po di
ritmo aumentero' un po l'andatura. Lungo la mulattiera
si incontrano alcune piccole
"cappelle", le quali ci danno lo spunto per
una sosta ristoratrice, che non mi faccio scappare fin
dalla prima. La salita prosegue costante in direzione
Nord Ovest, per poi dirigersi verso sud attraversando il
torrente, che e' sempre stato sulla nostra sinistra,
raggiunta la cresta, la seguo verso Nord in direzione
del vecchio rifugio, attualmente chiuso. Passati i
casolari abbandonati si sale sulla spoglia vetta. Qui il
vento ha portato via la neve e l'erba affiora. Sono
sulla cima, non mi fermo molto, ho fame, mangero'
riparato nella cappella sotto la vetta, le nuvole hanno
ormai preso possesso del cielo. Rifocillato comincio a
scendere, certo gli sci sono piu' veloci, ma con le
racchette non si ha il problema di curvare per
controllare la velocita'. Cammino lungo il sentiero di
salita, ma ogni volta possibile scendo nel bosco per la
massima pendenza. In un'ora circa raggiungo Bavastrelli
e torno in citta'.
Note:
Monte Antola 1600m
Dislivello
600m
Localita'
di partenza: Bavastrelli
Tempo
di salita: 2 - 2.5 ore
Monte
Antola
(27
Febbraio 2004)
La
festa di compleanno di mia figlia mi da l'occasione per
tornare all'assalto. Ordiniamo la torta da Carlo a
Montebruno, ho la scusa buona per partire di buon
mattino e imboccare la SS45, in un istante la torta e'
gia' caricata. Salgo da Montebruno a Caprile, andro'
sull'Antola un'altra volta. Appena raggiungo il
posteggio davanti all'albergo ristorante, mi accorgo che
non sono solo. Oggi e' una bella domenica, e decine di
persone hanno le mie stesse intenzioni, chi con gli sci,
chi con le racchette, ci saranno diversi gruppi sparsi
lungo la via. Parto velocemente, non posso dimenticarmi
di avere la torta di compleanno di mia figlia nel
bagagliaio della macchina. Cerco di tenere un passo
abbastanza veloce, supero diverse comitive. Il tempo e'
ottimo il cielo chiaro, tutto perfetto. Oggi non mi
sento solo, non mi immagino nemmeno di incontrare dei
lupi e spaventarmi, come mi capita a volte trovandomi
solo nei boschi della Val Trebbia. Pare che ci siano
veramente, cosi' almeno si legge sui giornali, ma non ho
mai avuto il piacere di incontrarne. La salita e'
speldida, per un attimo penso che sia stato un errore
utilizzare le racchette invece degli sci, forse la
discesa poteva regalarmi qualche emozione in piu'. Non
so quale sia il percorso estivo segnato, mi ritrovo
pero' a salire seguendo delle tracce che tagliano verso
Est, puntando verso la vetta. La via sembra piu' veloce,
anche se piu' ripida, attraversa infatti dei prati molto
pendenti, con delle tracce di sci che tagliano il pendio
a zig-zag, ma grazie alle racchette riesco a salire
dritto per la massiam pendenza. In discesa quasta sara'
la parte piu' divertente. Raggiunto il culmine della
cresta vedo la vetta ormai vicina, aumento l'andatura ed
eccomi accanto alla croce nuovamente. Come ho fatto
venerdi, scendo alla cappella e mangio qualcosa. Mi
fermo solo qualche minuto, poi mi lancio a capofitto
verso Caprile. La discesa mi da la gioia di compiere
delle belle scivolate. Anche con le racchette, dove le
pendenze e la qualita' della neve lo permettono, ci si
puo' divertire come con gli sci. La neve non e'
leggerissima ovviamente, ma "fresca" a
sufficienza per dare delle belle sensazioni, forse con
gli sci la si giudicherebbe un po' pesante. Durante la
discesa il tempo cambia, comincia a scendere una
leggerissima nevicata. Credo di essere il primo a
lasciare Caprile, ma e' meglio che la torta riposi in un
posto piu' adeguato prima di essera mangiata, basta un
po di sole per riscaldare un bagagliaio e scioglere
tutto.
Note:
Monte Antola 1600m
Dislivello
600m
Localita'
di partenza: Caprile
Tempo
di salita: 2 ore
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2)
Montarlone
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Monte
Montarlone
(29 gennaio 2005)
Anche questo fine d’anno ci regala una bella nevicata. Proprio quello che mi ci voleva, dopo un anno passato a lavorare nei piatti ed infuocati deserti della penisola araba.
Ovviamente decido di non indugiare troppo, e dopo aver passato la mattina del 28 gennaio ad osservare la poca neve caduta anche a Genova dalla finestra di casa, la mattina successiva carico la macchina del necessario e parto per la Val Trebbia.
Ancora non ho deciso la mia meta, la deciderò strada facendo, quando potrò osservare da vicino il meteo, la quantità e qualità di neve caduta.
Giunto a Montebruno, decido di salire al Montarlone con le racchette da neve, ho con me anche gli sci, ma posso aspettare qualche giorno per una sciata al Monte Alfeo, il tempo sembra buono, anche se c’è qualche nuvola che ritarda un po’ il chiarore dell’alba.
Così a Loco devio in direzione Fontanigorda e da qui arrivo a Casanova, dove posteggio in prossimità della chiesa.
Salirò per il bel sentiero che parte da qui, o meglio dalla Casa della Caccia.
Il percorso è contrassegnato da un quadrato giallo, che non è sempre visibile a causa della neve. Comunque il sentiero è sempre ben individuabile, e diverse volte mi sono già lanciato su questo sentiero in discesa con la mountain bike, credo che non mi perderò.
A Casanova la neve non è abbondantissima, ma quando imbocco la mulattiera alla Casa della Caccia, già decido di calzare le racchette.
Come al solito nessuno è ancora passato di qui, dovrò battermi la traccia per tutta la salita…..
Il sentiero non è impegnativo, mai veramente ripido, gli unici tratti non confortevoli sono quelli dove la traccia è stretta e incassata a causa del lavoro dell’acqua.
Nella prima parte del percorso incontro la traccia di un cavallino al “pascolo”, che fortunatamente ha deciso di camminare un po’ seguendo il mio stesso sentiero. Non avrò la fortuna di incontrarlo, riesco soltanto a intravederlo in lontananza.
Molte volte sono costretto ad attraversare piccoli ruscelli, che provocano l’inconveniente di bagnare il fondo delle mie racchette, con la conseguente formazione dello zoccolo di ghiaccio che le rende estremamente pesanti. Così di volta in volta mi fermo e scrollo via tutto ciò che pende sotto i miei piedi, camminando subito più agevolmente.
Dopo circa due ore raggiungo la strada sterrata che sale da Crescione, il sentiero la attraversa per entrare nelle belle faggete.
Ritrovo subito il sentiero al di là della strada, ma forse per un attimo di distrazione, dopo qualche centinaio di metri, mi accorgo di non essere più sul sentiero segnato che avevo seguito fino a quel punto.
Per non perdere il dislivello guadagnato, invece che tornare indietro, per rimettermi sulla giusta via, decido di tirare dritto verso la vetta, andando un po’ a “naso”, da dove mi trovo, continuando a salire verso Nord, dovrei raggiungere la mia meta senza problemi.
Infatti dopo pochi minuti di “zig zag” tra i faggi raggiungo i bei prati che si trovano subito sotto la vetta.
La loro vista è magnifica, la fatica è ben ripagata, attraversare questo biancore ancora intaccato e raggiungere la vetta in perfetta solitudine è sicuramente emozionante e indimenticabile…
Qualcuno veramente è già stato quassù, incrocio infatti un’altra traccia, un cinghiale, un capriolo, o chissà quale creatura mi ha preceduto in questo biancore.
Mi fermo pochi minuti vicino alla croce, osservando il panorama, uno strano riflesso rosso attira la mia attenzione, è il mare, dalla parte opposta le Alpi.
Mi rimetto in cammino e seguendo le mie impronte torno a Casanova.
Note:
Monte Montarlone 1500m
Dislivello 610m
Localita’ di partenza: Casanova
Tempo di salita: 2.5 ore
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3)
Tre volte all’Alfeo…
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Il
2006 è stato un buon inverno, la Val Trebbia è stata
imbiancata a lungo e abbondantemene, tanto che la mia
lotta con il Monte Alfeo si è potuta combattere e
portare a termine.
Mi
sono serviti tre tentativi per salire e scendere con gli
sci dal Monte Alfeo seguendo il suo versante Est,
l’ultimo dei quali compiuto il 26 Marzo.
Il
versante Est del Monte Alfeo è attaccabile da Campi,
percorrendo l’antica mulattiera o la strada sterrata
che conducono a Pra di Co. Da
questo bellissimo pascolo comincia ad elevarsi la cresta
che si unisce direttamente alla vetta. La cresta, sempre
molto ampia, è facilmente percorribile tranne
l’ultimo tratto, il quale si impenna fortemente. Anche
il sentiero, che conduce alla vetta da questo versante,
non la raggiunge direttamente, ma attraversa in
direzione Ovest fino e prosegue verso la cima per la
cresta Sud.
La
salita da Campi ha l’indubbio vantaggio di essere più
facilmente agibile con gli sci. La copertura boschiva
non è mai troppo fitta ed intervallata da belle radure.
Anche l’ampia sterrata che raggiunge Pra di Co agevola
la gita, sia se ben innevata, in quanto facilmente
percorribile in sci, sia con scarso innevamento, in
quanto utilizzando l’auto fino a dove possibile si
riduce il dislivello.
La
pendenza della parte alta e l’intera sciabilità della
via mi hanno convinto a partire per “una” bella gita
in valle.
Non
ricordo le date dei primi due tentativi, avendo mancato
la meta non ho lasciato nessun segno su agende o
calendari, comunque si sono svolte tra dicembre 2005 e
gennaio 2006. Ho invece lasciato una banale scritta
“Monte Alfeo” sull’agenda, Domenica 26 Marzo 2006,
quando scivolando su una bellissima neve primaverile
scendevo con gli sci dal suo versante Est.
La
mia avventura inizia con una giornata di brutto tempo.
Raggiunto Campi e posteggiata l’auto all’inizio
della strada sterrata, calzo subito gli sci e seguendo
la mulattiera raggiungo Pra di Co, la nebbia ed il
nevischio non si attenuano, ma continuo a salire, fino a
quando il nevischio si trasforma in pioggia. Sotto la
pioggia continuo a pedalare se sono in bicicletta o non
smetto di correre se ho voglia di farmi una bella corsa,
ma sciare bagnato proprio non mi piace.
Decisi
così di terminare la salita, tolsi le “pelli” e
scesi verso Campi.
Non
lasciai passare tanto tempo,credo un paio di settimane,
forse anche meno, per ritentare la sorte. Sapevo che
l’innevamento era ancora buono. Ripartii così per
l’ennesima “scialpinistica” solitaria in Val
Trebbia. Lo spessore del manto nevoso era leggermente
aumentato, ma le condizioni atmosferiche sempre pessime.
Questa
volta sono la nebbia ed il vento, gelido e molto forte,
i miei avversari, , ma non mi preoccupano e parto per la
salita.
Raggiungo,
credo, lo stesso posto dove mi ero fermato al primo
tentativo, il faggio sotto il quale avevo fatto il
dietro-front sembra lo stesso. Mi fermo per
qualche minuto e decido di andare avanti, anche se la
neve indurita dal vento e la pendenza mi obbligano a
montare i “coltelli” per proseguire con più
sicurezza.
Salendo
però noto che il vento ha creato un vero e proprio
strato di ghiaccio, duro da scalfire e data la pendenza,
salire con gli sci ai piedi è molto difficile. Sarebbe
bello potergli togliere e calzare i ramponi, continuando
così a salire per la massima pendenza della cresta, ma
purtroppo, preparando lo zaino li ho lasciati a casa!
Decido
allora di fermare la mia salita, una scivolata qui non
mi attira proprio. Potrei traversare per raggiungere la
facile cresta sud, ma non mi fido ad affrontare un
simile “taglio di pendio”.
Ancora
una volta, tolti i coltelli a le pelli scio fino alla
macchina, triste per aver mancato la meta.
26
Marzo 2006
A
primavera ormai iniziata decido per un ultimo tentativo,
prima che la neve svanisca del tutto.
Il
26 marzo, non sicuro delle condizioni della neve, decido
di caricare gli sci e ripartire per Campi.
A
prima vista l’innevamento sembra molto scarso almeno
sui versanti sud, ma la mia via no, sopra Pra di Co è
innevata con continuità.
Anche le condizioni atmosferiche sono ottime, la meta
non può sfuggirmi.
Calzo
gli sci nella parte terminale dei pascoli di Pra di Co,
da qui salgo con le pelli fino alla cresta Sud, ho
infatti deciso di salire seguendo il sentiero classico,
questa volta voglio essere sicuro di godermi la discesa.
Raggiungo così la vetta con gli sci sulle
spalle,essendo il versante sud ormai spoglio dalla neve.
Dopo
un breve ristoro, in pochi minuti sono pronto ad
affrontare il ripido pendio Est.
Scio
su un perfetto “firn” e mi diverto un sacco, fin
dove la neve lascia spazio all’erba ed ai bucaneve. Da
qui cammino fino alla macchina un po' impacciato nei
miei scarponi di plastica.
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Num. 1
2
3
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